RICORDARE L’ANNO DELLA PANDEMIA SENZA PAURA DEI SOLITI ERRORI DI GRAMMATICA DEL PRESIDE
A conclusione delle lezioni, purtroppo sempre a distanza, condivido con voi alcuni pensieri, considerazioni e
ricordi
A conclusione delle lezioni, purtroppo sempre a distanza, condivido con voi alcuni pensieri, considerazioni e
ricordi che sono un’espressione di vicinanza per i docenti e il personale scolastico che continuerà a lavorare
con me quest’estate, un saluto per le famiglie e per gli alunni che ormai sono in vacanza e un “in bocca al
lupo” per gli alunni che devono affrontare la maturità.
Certo ci ricorderemo tutti di questo anno scolastico, scandito dai DPCM che prorogavano sempre più il
periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza. È stato un anno segnato dall’emergenza, dal
dover cambiare didattica nel giro di una settimana e, necessariamente, caratterizzato dall’incertezza. Spero,
però, che potremo ricordarlo anche per altro.
Nel mio primo anno di Preside di scuola superiore avevo in testa tanti progetti e, come ho detto più volte,
avevo chiesto io stesso la Reggenza del Mattei: mi piaceva la pluralità di indirizzi che caratterizza la nostra
scuola e che penso sia sinonimo di ricchezza e di confronto. Effettivamente, il nostro istituto mi piace per il
dialogo, a volte anche faticoso, che si cerca di mantenere tra le diverse componenti, per la collaborazione
che c’è tra i docenti e per l’attenzione all’inclusione. Quando in un intervallo di un venerdì il gruppo Playlist
ha messo a palla Believe di Cher nell’atrio dell’istituto mi sono sentito incluso anche io. Questo è un bel
ricordo che porto con me, come i confronti iniziali con i docenti per imparare a conoscere la scuola, le due
assemblee di istituto a cui ho partecipato anche se brevemente (quella di Natale, fantastica, con i
rappresentanti degli alunni che promettono canti natalizi e un DJ che spara invece Sarà perché ti amo),
qualche dialogo in Dirigenza con alunni e famiglie per cercare di risolvere alcuni problemi, il contest di fine
anno che abbiamo voluto portare avanti per dare il più possibile calore umano alla Didattica a Distanza.
Se certamente il 2019-20 sarà ricordato come anno scolastico emergenziale, vorrei allora anche provare a
pensarlo e caratterizzarlo in un altro modo, speculare e inverso: non solo l’anno dell’emergenza ma di come
a questa emergenza abbiamo risposto, mettendoci tutti impegno ed entusiasmo per superare gli ostacoli e
continuare a fare scuola in condizioni mai sperimentate prima. Diverse famiglie hanno scritto ringraziando
la scuola per la didattica che non si è fermata e per le iniziative che abbiamo intrapreso per garantire a tutti
l’accesso alla Didattica a Distanza. Una mamma mi ha anche telefonato chiedendomi se la distribuzione dei
pc era un’informazione attendibile o fake news, strappandomi un sorriso in un periodo difficile. Sono
davvero grato per quella telefonata. Effettivamente, in un periodo come quello che abbiamo vissuto, il
dubbio era legittimo.
Altre famiglie, non moltissime a dire il vero, hanno scritto per segnalare criticità. Una, in particolare, mi ha
colpito perché direttamente mi ha chiesto: “Lei è sicuro che vada tutto bene?”. Chiaramente, nel mezzo di
una pandemia e di un lockdown, sarebbe davvero ambizioso e poco umile da parte mia pensare che tutto
sia andato bene. Tuttavia, penso che possiamo essere orgogliosi tutti, scuola e famiglie, del lavoro fatto.
Come scuola ci siamo mossi velocemente per garantire che le lezioni andassero avanti con modalità
sincrone e asincrone e che il lavoro amministrativo e di riorganizzazione degli spazi andasse avanti. Tutto il
personale docente ed ATA, amministrativo e collaboratore scolastico, è stato parte di questo sforzo. Gli
alunni hanno risposto al cambio di didattica in modo diverso e variegato, alcuni continuando davvero a
dare il massimo, altri sorprendendoci in positivo, altri ancora trovando qualche difficoltà ma impegnandosi
a superarla. Davvero in pochi sono spariti, grazie anche agli sforzi della scuola per non lasciare indietro
nessuno. Come è naturale che sia in una scuola superiore, c’è chi è stato ammesso all’anno successivo con
alcune insufficienze. A questi alunni raccomando di seguire le indicazioni degli insegnanti perché tutto il
lavoro messo in campo per predisporre i piani di apprendimento individualizzati non rimanga un mero
adempimento burocratico ma vi guidi nel recupero che dovrete fare a settembre e su cui speriamo di avere
presto linee guida per la sua organizzazione. Invito anche chi viene ammesso soprattutto alla seconda con
la maggior parte delle materie insufficienti a riflettere bene e pensare se davvero questa sia la scuola più
giusta.
Speriamo tutti di poter ricominciare il prossimo anno in presenza e, nell’attesa di un vaccino, imparare a
convivere con il virus in modo da limitarne l’impatto sulla nostra vita. Dal punto di vista sanitario, abbiamo
già pubblicato circolari e accorgimenti, fatto acquisti di materiale e altri ne faremo. Non meno importante,
tuttavia, è l’impatto sociale e psicologico e, per imparare dagli sbagli del passato all’emergere di un altro
virus, vi consiglio di seguire il profilo Instagram di The AIDS Memorial. Il profilo ricostruisce le biografie delle
vittime del virus dell’HIV e delle storie di discriminazione e marginalizzazione che queste persone hanno
dovuto subire. Additati negli anni 80 e 90 come untori e deviati, rifiutati spesso dalle loro stesse famiglie e
lasciati inizialmente senza cure mediche efficaci, queste vittime ritrovano il loro diritto di parola quasi
quarant’anni dopo grazie ad un profilo social e ad amici e amiche sopravvissuti che le ricordano. Siamo
sicuri, con i nostri comportamenti di oggi, di avere imparato dagli sbagli e dalle discriminazioni di quella
pandemia?
Un pensiero più “leggero” per chiudere questo testo va agli alunni, ai docenti e alle famiglie che si trovano a
dover affrontare l’esame di maturità in un anno così particolare. Io stesso farò il mio debutto da presidente
di commissione. Condivido, quindi, con i candidati l’emozione per un ruolo mai ricoperto. Vi auguro di
riuscire a trovare, nei vari ruoli che ricoprirete, candidati o esaminatori, passione e soddisfazione. La mia
maturità di trent’anni fa, quando ancora 60/60 era il voto più alto e all’orale si portavano due materie, mi
diede alla fine grande soddisfazione anche se iniziò malissimo. Quando consegnai il secondo scritto alla
professoressa di Francese, lei ne scorse l’inizio e mi fece una faccia schifata, indecisa – penso – se darmi un
pugno o strapparmi il compito seduta stante per un erroraccio che aveva subito visto. Era una donna
fantastica la Prof. di Francese, sempre entusiasta quando spiegava Baudelaire e Rimbaud e icona di stile
inarrivabile con la R francese anche quando parlava italiano. Qualche giorno dopo mi telefonò a casa:
“Scusa, sono stata una cRetina” – calcò veramente sulla R o mi piace ricordarlo così? – “ma cRetina
davvero, eh . . . il compito è ottimo a parte i tuoi soliti errori di grammatica”. Già, i miei soliti errori di
grammatica francese. All’orale andai un po’ ansioso ma battagliero, portando Inglese e Latino con un
percorso su Virgilio, Dante e T. S. Eliot. A voi tutti lo stesso augurio di non perdersi d’animo e trovare
soddisfazione sia come alunni alla fine di un percorso, sia come docenti che vedono il frutto del loro lavoro.
Senza paura di errori di grammatica, quindi, bonne chance à tout le monde!
Luca Prono