Alcune risposte alla lettera della 3ALI
Le risposte tratte dal quotidiano “La Repubblica – Bologna”
Le risposte tratte dal quotidiano “La Repubblica – Bologna!”
Scuola, Isabella Conti ai liceali del Mattei: “Non cedete all’autocommiserazione”
la vostra lettera carica di passione e consapevolezza è la fotografia della potenza della vostra generazione e purtroppo anche della incapacità del mondo degli adulti, tutti, nessuno escluso, di farvi sentire parte della soluzione e non del problema. Non vi dirò che questi anni segnati dalla Pandemia significano privazioni e sacrifici per tutti, che ciascuno ha rinunciato alla propria libertà personale sperando che ciò rappresentasse una sorta di salvezza collettiva, che le attività chiuse stanno facendo agonizzare famiglie intere, che i malati oncologici hanno visto posticipare le cure, slittare le operazioni, rimandare esami di screening e che questo ha rappresentato per alcuni una condanna a morte, non vi dirò quanti pianti ho ascoltato di persone che hanno perso mariti o mogli, padri o madri, fratelli, amici. Non lo farò perché siete parte della comunità e siete stati toccati come tutti dalla violenza, dalla spietatezza e dalla atrocità di questa situazione.
“Sono tempi drammatici, per tutti”
Alle Istituzioni il difficile compito di gestire l’emergenza tenendo presenti le esigenze di tutti. Come Comune abbiamo messo in campo ogni strumento possibile, dai termoscanner ai sanificatori d’aria (nelle scuole superiori non abbiamo potuto collocarli perché purtroppo sono di esclusiva competenza della città metropolitana), nei tre mesi dell’estate del 2020 abbiamo fatto lavori che di solito vengono realizzati in tre anni, proprio per fare in modo che le scuole potessero essere un luogo sicuro dimostrando così ai ragazzi e ai nostri studenti, che sono al centro dei nostri pensieri. Oltre un milione di euro di lavori, sistemando le aule, cambiando le dimensioni dei banchi, ampliando gli spazi, per farvi capire che riteniamo la Scuola il luogo nel quale si formano le vostre coscienze e i vostri cuori, non solo le vostre competenze.
“La didattica a distanza è orribile”
Ve lo dico senza troppi fronzoli: la didattica a distanza è orribile. Nonostante gli sforzi sovrumani dei vostri bravissimi professori, nonostante il vostro impegno per studiare cose nuove e mantenere alta l’attenzione: l’apprendimento e la formazione passano attraverso la tridimensionalità della relazione. Non c’è profondità nello schermo piatto, non c’è il calore umano, non c’è materia. Ho sentito una grande consapevolezza nelle vostre parole: la consapevolezza del Tempo, del vostro Tempo e la comprensione del fatto che nulla è scontato. Il luogo che per tutti voi, prima della pandemia, era un luogo di obbligo, diventa un luogo di desiderio, di diritto, di speranza, di futuro. Siete cresciuti anche con questa privazione e con questo dolore.
“Non cedete all’autocommiserazione”
Nessuno come voi ora comprende il valore della scuola, di quel luogo nel quale impariamo dell’esistere attraverso l’incontro con le esistenze degli altri, non solo attraverso le nozioni. Il Sapere passa dalle corde del cuore, nella complicità di uno sguardo, nella quotidianità di un rito, dal suono della campanella, agli incontri la mattina presto davanti all’ingresso. Non permettete che questa distanza diventi assenza, che la lontananza dall’altro vi inaridisca e vi porti all’egoismo e all’autocommiserazione. Questo sconforto che sentite, potrete trasformarlo in solidarietà, in comprensione, in umanità.
Noi non pensiamo che siate voi i responsabili di questa situazione. Non lo abbiamo mai pensato. Sappiamo che la salvezza di tutti sarà garantita dall’impegno di tutti: di chi lotta in prima linea e di chi ha fatto la sua parte, di chi ha perso il lavoro e di chi non si è rassegnato.
Ragazze e ragazzi meravigliosi, riapriremo presto le scuole, lasceremo alle nostre spalle questo incubo e sono certa che la vostra generazione abbia tutto il potenziale per salvare il Paese nel prossimo futuro. Pensate ai nostri Padri Costituenti, giovani che hanno vissuto la guerra, la fame, i bombardamenti, ragazzi di una generazione che ha sperimentato grande dolore, che è stata testimone dei peggiori crimini della Storia: dittatura, leggi razziali, olocausto, campi di sterminio. Quei giovani sono stati la più grande salvezza del mondo, hanno trasformato il loro dolore in Costituzione, democrazia, diritti umani. Io penso a voi con questa profonda speranza: che la fatica di questi mesi lunghissimi, abbia fatto emergere in voi consapevolezza e desiderio di battervi per migliorare questo mondo.
Vi abbraccio uno ad uno e vi ringrazio per ciò che saprete fare di straordinario per il vostro Paese
Scuola, Bonaccini ai liceali del Mattei: “Voglio che possiate rientrare in aula”
di Stefano Bonaccini
Lettera degli studenti del Mattei, i prof del Da Vinci: “Siamo con voi, non siete soli”
Carissime ragazze, carissimi ragazzi del Mattei,
dopo aver letto le parole che avete indirizzato al Presidente della Regione, sentiamo l’urgenza di salutarvi e di dirvi la nostra stima per la vostra sincerità e coraggio. Perché ci vuole coraggio a spiegare a un mondo adulto, stordito e incline a prestare orecchio soltanto al quotidiano bollettino di guerra, che cosa significhi vivere, da mesi e mesi, privati del proprio mondo d’adolescenti – che non è un mondo di favole, a cui per cause di forza maggiore sia possibile a un certo punto doverosamente rinunciare, ma è l’unico mondo che per ragioni d’età siete destinati, nel bene e nel male, ad attraversare. Gli adulti sembrano a volte non rendersi conto che la scuola, la secondaria superiore in particolare, cioè lo scenario cruciale di questa vostra traversata, è stata nell’arco dell’ultimo anno l’unica vera “zona rossa” permanente del Paese.
Ciò significa che l’ambito formativo primario della vostra vita di relazione è stato abolito per decreto, sulla base dello “stato d’emergenza”. Una cosa inimmaginabile (e infatti non immaginata) per nessuna altra categoria di cittadini. Mentre gli universitari potevano continuare a coltivare in qualche modo, sui Navigli di Milano o ai Giardini Margherita di Bologna, le loro esigenze, diverse dalle vostre, di una vita di relazione; mentre gli adulti potevano continuare ad avere relazioni reali recandosi sul posto di lavoro e occupandosi delle quotidiane necessità familiari – a voi adolescenti è invece stato chiesto di starvene buoni a casa, chiusi in cameretta, in una situazione apparentemente comoda, protetta, al riparo da ogni asperità. Al contrario, la vostra era ed è, nei fatti, la situazione più difficile: quella dell’isolamento, della noia, della demotivazione, dell’inutilità, e infine della rassegnazione e della desistenza.
L’immagine mediante cui nella vostra lettera descrivete l’indifferenza con la quale si trascorrono i dieci minuti di pausa tra un’ora di lezione e l’altra, consumati a guardare il cellulare anziché a riposare la vista, sgranchirsi le gambe o scherzare con gli altri fratelli in casa, è sintomatica dello stato tendenzialmente depressivo in cui siete stati precipitati e vi dibattete. Non c’è più senso nell’intervallo, nella ricreazione, perché non c’è nulla da ricreare, nessuno spirito da ridestare alla concentrazione e alla curiosità attraverso lo stacco di una pausa, ma soltanto un uniforme lunghissimo tempo da consumare.
Voi ragazze e ragazzi del Mattei però avete avuto la forza di portare tutto ciò alla vostra consapevolezza, sconfessando la volgare rappresentazione secondo cui gli studenti sarebbero ben felici di stare in Dad, potendo così aggirare lo scoglio delle interrogazioni e delle verifiche grazie a sbirciatine indisturbate ai libri di testo o ai files aperti sul desktop del pc (stratagemmi di questo tipo, certamente usati da molti, come potrebbero far ritenere ad osservatori intellettualmente onesti che sia davvero “felice” lo studente posto nella condizione di servirsene?).
Ma soprattutto, voi del Mattei, avete avuto il merito di portare alla consapevolezza degli adulti – cioè dei docenti, dei genitori, dei nonni e persino dei leaders politici – quale stortura sia stata commessa postulando che la scuola potesse per voi (e all’occorrenza anche per i bambini delle elementari e delle medie!) essere trasformata in un apprendimento a distanza, reso accessibile dalla benedizione della rete e della tecnologia digitale. Come se in attesa di tempi migliori, da collocarsi in un futuro indefinito, la vita scolastica, che è vita di relazione, potesse essere sostituita da un meccanismo professorale di trasmissione delle nozioni, fruibile da casa, anzi dalla propria stanza, allo stesso modo di un film TV o di una serie su Netflix.
Tuttavia, carissimi studenti, confortatevi se potete, perché in realtà non siete soli. Non dovete sentirvi soli e dispersi. Molti stanno cominciando ad accorgersi che questo sistema – adulti fuori a lavorare, ragazzi isolati in casa a fissare un pc – non può durare ancora a lungo. Noi docenti del “Presidio primaverile per una Scuola a scuola” al Liceo “Da Vinci” intendiamo esservi accanto. Proseguiremo con tutto l’impegno di cui siamo capaci la Dad, perché è l’unico esile filo che ci allaccia umanamente agli studenti delle nostre classi, nei cui volti leggiamo distintamente i segni dei vostri volti.
Lettera degli studenti del Mattei: “Bravi avete rotto il silenzio”
È uso comune ritenere che al termine delle guerre la storia la scrivano i vincitori… Una delle lezioni del Covid, che è poi una lezione impartita dalla natura di cui facciamo parte, è che di fronte alla malattia e alla morte non esistono vinti e vincitori. Di fronte a sfide così grandi, che interessano tutti in modo indistinto, la storia la si scrive insieme. Chissà che al termine di questa battaglia la comunità tutta, fatta di giovani e adulti, non dia prova di aver imparato almeno questa lezione.
Chiedete autorevolezza. Chiedete esempi virtuosi. Chiedete coinvolgimento. Ne avete pieno diritto. Le vostre richieste sono vitali, pulsano del desiderio di guardare oltre il covid, oltre gli ostacoli, oltre i confini attualmente imposti all’immaginario. Il mio consiglio è uno solo: fate casino! Fatevi sentire oggi per far valere i vostri diritti e mettetevi al lavoro per il domani, per organizzare la più grande festa che l’Italia abbia mai visto…
Per bambini, ragazzi e adulti, per il giorno in cui tutto questo sarà finito. Tutti saranno in attesa del vostro invito.