Ultima modifica: 8 aprile 2016
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la 5AD al Teatro Arena del Sole

Il Prezzo  recensione di “Il Prezzo (The Price)”

Teatro Arena del Sole di Bologna 31 marzo – 03 aprile 2016
a cura degli studenti
 della classe 5AD del Liceo Scienze Umane “Ist. Enrico Mattei”, San Lazzaro Bologna
coordinati dalla prof.ssa Daniela Zani
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Gli studenti discutono di teatro insieme Lorenzo Donati, del gruppo di critici Altre Velocità

Il dramma The Price, scritto da  Arthur Miller nel ’68, è stato rappresentato ieri sera all’Arena del Sole dalla compagnia del grande Umberto Orsini, che oltre ad interpretare il personaggio più intrigante, ha curato anche la revisione del testo.
E’ la storia di una doppia demolizione: due fratelli devono sgombrare la casa del padre, morto ormai da anni, perché tutto il palazzo verrà demolito, e nel confronto-scontro sulla liquidazione di tutti i mobili verranno demoliti anche i muri tra loro e le diverse interpretazioni della loro vicenda familiare. Sullo sfondo c’è la controversa persona del padre, secondo il primogenito Victor una vittima del tracollo economico del ’29, secondo invece il fratello Walter uno smidollato che si è abbarbicato al figlio impedendogli di realizzarsi. In queste dinamiche s’inserisce la figura della moglie di Victor, insoddisfatta casalinga che si consola nell’alcool, e l’anziano  mercante di mobili vecchi, l’ebreo Gregory Solomon che sarà la chiave di volta di tutta l’azione scenica.
Le progressive rivelazioni che puntellano i dialoghi rendono tutti i personaggi molto dinamici, ma su tutti, come una stella cometa trasversale, brilla la figura del novantenne ebreo che permette il disvelarsi del ‘prezzo’ di ogni azione.
La prima scena che si presenta al pubblico viene annunciata dall’accensione delle luci e non dall’apertura del sipario: in un grande stanzone pieno di mobili accatastati su un lato e parzialmente coperti da teli si sente una musica americana degli anni Trenta, accompagnata dallo scorrere dell’acqua in un lavandino a lato. L’azione inizia con i passi di danza di un uomo, Victor, trasportato dalla musica di un vecchio vinile su un giradischi.
Incombe a lato la catasta di mobili, che rappresenta il patrimonio e l’eredità del padre di Victor, tema centrale di tutta l’opera. A delimitare spazio e movimenti scenici si staglia una ripida scala di ferro sulla parete centrale della scena, con una porta in alto a destra: è l’unico tramite con il mondo esterno, da qui entrano ed escono i personaggi; nella scena quindi si “scende”, visualizzando così un’immersione anche visiva nel passato di una famiglia. Completa la scenografia un’altra porta, sotto la scala, che mostra l’ingombro di un’altra stanza piena di mobili. Di fianco al lavandino c’è un baule che contiene oggetti che ricordano a Victor la sua adolescenza, come il fioretto da scherma, relitto di un passato agiato come l’arpa della madre.
L’intensità delle luci, gestita da Pasquale Mari, e dei suoni variano a seconda dell’atmosfera delle diverse scene: durante il culmine delle discussioni tra il poliziotto e la moglie, l’arrivo del fratello Walter e le rivelazioni sul padre, le luci si intensificano come l’effetto di un flash e rumori inquietanti avvolgono la scena.  Invece luci chiare e azzurrine rendono quasi trasparente la scena finale della danza leggera di Solomon sul ritmo di una musica allegra.

I quattro personaggi, tre uomini ed un donna, mantengono gli stessi costumi per tutta la rappresentazione. Victor, interpretato da Massimo Popolizio, indossa la sua divisa da poliziotto, simbolo del suo (basso) ruolo sociale; il fratello minore Walther, (Elia Schilton) ha un elegante completo che riflette la sua condizione di medico arricchito; Esther (Alvia Reale) è la moglie di Victor e si mostra fiera del suo bel vestito rosso;  Solomon, il vecchio mercante ebreo interpretato da Umberto Orsini, è l’unico senza occhiali, veste pantaloni e giacca chiari e comode scarpe da ginnastica che lo rendono ancora più leggero, vibrante.

Un aspetto che non può essere indifferente allo spettatore è sicuramente la modalità di recitazione non naturale, esasperata nei movimenti, nella vocalità e nella fisicità degli attori che occupano tutto lo spazio disponibile. Tutto ciò può infastidire o provocare antipatia, ma forse questa scelta del regista è tesa ad enfatizzare i rapporti tra i personaggi, a sottolineare i ruoli fissi che si sono dati. La gestualità veloce, talvolta “schizzata”, evidenzia le tipologie del poliziotto Victor, depresso e fallito, della moglie Ester, delusa dalla caduta di ceto sociale e desiderosa di una ricchezza che non c’è, del fratello arricchito Walther, arrogante e sicuro di sé. Solo il personaggio dell’anziano  mercante  si stacca dai gesti sincopati: anche quando si muove veloce sembra che volteggi sugli accadimenti, come se fosse oltre le umane pesantezze che contraddistinguono gli altri. Spicca la leggerezza della recitazione di Orsini che ammalia lo spettatore e lo conduce alla strabiliante danza finale in cui si scioglie la vicenda.

Le scene alternano momenti di depressione e rabbia, talvolta troppo prolungati,  a felici parentesi di leggerezza e battute allegre; il tutto viene scandito da rumori inquietanti che aumentano progressivamente e che lo spettatore può interpretare liberamente: l’avanzare delle demolizioni esterne? il disvelarsi delle radici del malessere familiare? Esterno ed interno si confondono, si confrontano.

NOI TRA PALCO E REALTÀ: rubrica di approfondimeto

a cura degli studenti della classe 5AD del Liceo Scienze Umane “Ist. Enrico Mattei”, San Lazzaro Bologna
coordinati dalla prof.ssa Daniela Zani

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The price di Miller è costruito intorno al tema immortale dei soldi, che influenzano e rovinano le relazioni interpersonali, e alle eredità delle storie familiari. I ruoli prefissati che ognuno si trova a ricoprire e la mancanza di dialogo tra i familiari portano ad incomprensioni e a rancori; la storia ci conduce al punto di rottura tra due fratelli e alla rivelazione di verità nascoste. I personaggi dapprima stereotipati acquistano spessore e diventano sempre più esseri umani in tutta la loro complessità.

Così Victor dapprima poliziotto non realizzato, consumato dal rancore, che si è addossato la responsabilità di occuparsi del padre caduto in rovina, si rivela la vittima del gioco egoistico del padre e dell’indifferenza del fratello, distaccatosi dalla situazione familiare; ma fino in fondo aleggia il peso del suo incommensurabile orgoglio.
Anche Esther, la moglie depressa e alcolizzata del poliziotto, dapprima superficiale, dispotica e materialista, davanti alla fragilità del marito, mostra il suo lato umano e sorprendente, come a mostrare l’insondabilità del cuore. Lo stesso Walther diventa difficilmente inquadrabile: lo spettatore rimane spiazzato dai momenti di generosità, così in contrasto con l’arroganza di un’arricchito.
Ma la sorpresa maggiore la riserva il personaggio del mercante ebreo Solomon, rovesciamento totale di uno stereotipo che lo vorrebbe avido e imbroglione: egli rappresenta una ventata di umanità fuori tempo, ci parla di affetti, di lutti, di vecchiaia, non mostra alcuna fretta di concludere l’affare, ha voglia di parlare e di ascoltare.
E’ stato ripescato per caso, perché Victor ha preso un vecchio elenco,  da una sorta di pensionamento e rimesso nel vivo del commercio, delle contrattazioni e sembra realizzare che ciò che conta non sono i soldi..ma “soltanto” essere vivo: così noi spettatori assistiamo, sollevati, alla sua conclusiva “danza della vita”e qualcosa della sua saggezza ci rimane.

Ist. Enrico Mattei di San Lazzaro Bologna

Alunni della classe 5°AD:

Arianna Antonellini
Chiara Benati
Francesca Bocchi
Giuseppe Campese
Alessia Capuano
Alessia Carta
Sara Di Giacomo
Emma Gatti
Francesca Grillo,
Chiara Marini
Beatrice Marzocchi
Chiara Meleddu
Stefania Pasquali
Stefano Sachs
Lorenzo Sanna
Caterina Sarti
Sofia Vanti




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