Didattica: Problem posing, fare scienza…..non insegnare scienza!!!
Spiegare concetti, evidenziare relazioni e conclusioni, mostrare esperimenti non è “fare scienza” è solo trasmettere informazioni e conoscenze.
E’ una modalità in cui i ragazzi sono semplici spettatori, sono bicchieri da “riempire” che non traggono nessun beneficio dalle attività proposte loro,anzi si annoiano, si demotivano…
Eppure questa è l’ eta’ della curiosità, delle domande, della voglia di capire,della creatività, che dovrebbero trovare la massima espressione nello studio delle scienze sperimentali.
Capire come funziona la scienza è alla base dello sviluppo del pensiero critico …non è possibile, quindi, ridurre il tutto al solito capitoletto introduttivo sul metodo scientifico!!!
Occorre che i ragazzi non imparino concetti preconfezionati, ma che siano chiamati a risolvere questioni problematiche utilizzando le abilità investigative. Solo così faranno proprio il metodo di conoscenza e le strategie di ricerca delle scienze.
Se vogliamo motivare,coinvolgere e sviluppare la literacy scientifica indispensabile per i futuri cittadini, occorre cambiare l’approccio didattico.
Non basta nemmeno eseguire esperimenti per dimostrare quanto spiegato dall’insegnante, bisogna creare situazioni di apprendimento autentiche affinché ciascun ragazzo sia coinvolto e motivato percependo la “significatività” della situazione problematica.
L’approccio induttivo, quindi, consente la costruzione della propria conoscenza in quanto si è chiamati a risolvere problemi secondo i metodi propri dell’indagine scientifica.
L’attività laboratoriale riguarda,quindi, l’intero percorso didattico e non solo il momento della “sperimentazione”. Infatti, la pratica scientifica prevede anche la condivisione di idee, l’argomentare le proprie posizioni basandosi su fatti,risultati,osservazioni.
Tutto questo è alla base dell’apprendimento basato su problemi (ABP) o problem-based learning e inquiry-based science education (IBSE).